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Nuove abitudini del non autunno

12 Commenti 20 Ottobre 2014

abitudini-autunno-casa-decluttering

Il mio autunno è iniziato con un furioso decluttering e tanta voglia di bellezza e armonia.
Ne sento un’esigenza profonda, come sento la necessità di cercare un po’ di quiete. E magari trovarla per la prima volta, volendo essere realistici.

Ho preso decisioni importanti, che per il momento sono manifeste in rinunce abbastanza dolorose, in punti fermi per chiudere capitoli. Ma ho anche in testa progetti, che sono tutti racchiusi nella scrittura.

abitudini-autunno-scrittura
Negli ultimi sette anni anni i caratteri, la parola scritta, l’editoria sono stati il mio quotidiano. A vari livelli: scrivendo, leggendo, correggendo, editando, raccordando, pianificando, riscrivendo, pubblicando, inventando, raccontando. Ho sperimentato varie sfumature e annusato diversi ambiti e sto cominciando a focalizzare quello che mi dà più felicità.

Perché la felicità va scovata, mica appare così.

Questo per quanto riguarda la mia vita professionale.
Allo stesso tempo sento forte il desiderio di appacificarmi con la mia vita vera, quella in cui mi sveglio con i caldini e i baci sbavini di uno dei miei bambini o di tutti e due, e il profumo di caffè già messo sul fuoco dal MaritoZen. La mia vita vera in cui posso lavorare quasi sette ore al giorno, con poche interruzioni e poche eccezioni. Quella in cui verso le 15,30 prendo i miei bambini da scuola e posso stare con loro, giocare con loro, cucinare con loro, inventare storie con loro, accompagnarli a fare sport o semplicemente guardarli rotolare su un prato e far finta di non vederli se tentano di salire su uno scivolo al contrario. Quella delle cene che sanno d’amore, profumate e appena sfornate, del pane caldo fatto con la pasta madre, dei weekend in campagna dai nonni a dare bacini e medicare ginocchia sbucciate, dei miei libri la sera fino a quando non mi si chiudono gli occhi.

Perché uso la parola appacificarmi?

Perché non sempre la felicità anche quando la scovi, la riesci ad acchiappare. Devi decidere di crederci e farti coraggio.
Perché quando ci credi capisci anche che potresti perderla.

E io ho sempre preferito nascondermi dietro alla fatica o la pigrizia invece di tuffarmi nelle avventure con margine di rischio. Ma forse ora è tempo di crederci. Con tutto quello che comporta.

Tutto questo preambolo per raccontare questi giorni, che iniziano spesso con lunghe e fitte pagine scritte a penna sui miei taccuini,

abitudini-autunno-scrivere

seguendo il suggerimento di un libro che sto leggendo e gustando con calma, traendone spunti interessantissimi rispetto alla pratica della scrittura, al lavoro sulla creatività e all’approccio alla vite e anche alla genitorialità. Si chiama “La via dell’artista — Come ascoltare e far crescere l’artista che è in noi”, di Julia Cameron, Longanesi. Ogni mattina, al risveglio o prima che posso, scrivo, cercando di non rileggere e farmi trasportare da un flusso di pensiero senza censure. Penso solo a riempire tre pagine, poi spesso neanche rileggo dopo ore. A volte sono elenchi di azioni fatte il giorno prima o liste di cose che dovrò fare in quella giornata, a volte un sogno fatto di notte, una riflessione scatenata da un evento di giorni passati, un’idea brillante per un racconto, lo sbrogliamento di un nodo che mi angustiava da giorni, parole rabbiose vomitate senza filtri. Insomma, butto tutto ciò che preme per uscire. A volte l’effetto benefico è evidente sul momento, altre volte sembra inesistente. Però continuo. Questa pratica aiuta a mettersi in contatto con la nostra parte creativa prima che la rutilante quotidianità la metta totalmente a tappeto. E poi scandisce la giornata di chi vuole scrivere per mestiere. E spesso dà materiale da lavorare per creare qualcosa di meno primitivo.

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Nella mia vita precedente fumavo. Fumavo con molto piacere, fumavo tabacco, Old Holborn giallo. E fumavo soprattutto mentre studiavo e scrivevo. Era una danza che andava di pari passo: pensieri e spirali, volute e parole. Poi sono rimasta incinta di Momo e ho smesso, poi l’ho allattato e non ho ripreso. Poi ho smesso di allattare ed ero incinta di Dado e niente. Poi ho allattato Dado. Quando ho smesso di allattare ho ripreso a fumare, meno, ma sempre col tabacco in borsa. Quindi ho iniziato a correre e ho smesso. E non voglio più riprendere. Ma c’è un’obiezione: la scrittura mi chiede di soppiantare il rito con qualcos’altro ed è venuto in soccorso il tè: faccio bollire acqua continuamente e rabbocco la teiera quando finisce il tè. A fine giornata non c’è più molto aroma, ma ho bevuto tantissimo e ho raggiunto anche il risultato di drenarmi tanto. Perché non prendo una bottiglia d’acqua e me la scolo? Perché ho sempre bisogno di rituali e gesti meccanici con una certa articolazione. E poi perché mi piace prendermi per i fondelli.

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Il MaritoZen mi ha sempre regalato molti fiori, per dirmi ciò che non mi aveva detto, per chiedermi scusa, per farmi sapere che certe cose non cambiano. Continua a farlo, nonostante quasi nove anni insieme e due sanguisughe a carico. Quando non lo fa, compro io dei fiori al mercato e non faccio mai mancare in casa un po’ di colore. Basta veramente poco per rendere la casa un posto più bello.

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Che sia un vecchio film, visto in un cinema sgangherato,

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o il corto di una caro amico, regista e scrittore a cui voglio molto bene e a cui auguro il successo che merita, organizziamo le serate cinema. Il venerdì anche con i bambini con cena davanti alla tv! E una volta a settimana vediamo una serie in lingua per rispolverare l’inglese.

Queste sono le mie nuove abitudini del non autunno, che mi fanno compagnia e danno un senso di pienezza alle mie giornate. Voi ne avete?

I tuoi commenti

12 Commenti fin'ora

  1. Lisa ha detto:

    Che bel post, Caia. Sai, sincero. Evocativo. Si vede che quelle 3 pagine servono. Anche io decluttering furioso, rituali e vita che scorre e il rischio di essere felice anche se non va tutto bene. Un abbraccio.

    • caia coconi ha detto:

      Lisa spero niente di grave, ma semplicemente cose da digerire e che poi diventeranno persino dolci.
      In ogni caso ti abbraccio forte e rischiamo! Ne vale la pena.

  2. Francesca ha detto:

    Bellissimo questo post…sa di calma, e autunno e caldo dentro…le frasi virgolettate sono di qualche libro? Perché se sì voglio assolutamente leggerlo! Buone abitudini d’autunno allora =)

  3. Maria Chiara ha detto:

    sarò ripetitiva, ma..bel post!
    me lo sono letto a rotta di collo, invidiandoti anche un po’, lo confesso.
    soprattutto per un lavoro che ho e che non permette che sia io a scandire il ritmo, bensì mi obbliga a tenere uno e anche particolarmente serrato. e la cosa mi sta piacendo sempre meno.
    buon non autunno! (anche se io non vedo l’ora che scatti l’inverno, che questo clima m’ha proprio stufato!)

    • caia coconi ha detto:

      io invece lo sto temendo tantissimo, perché sono certa arriverà travolgente e aggressivo.
      vedremo.
      riguardo il lavoro, forse a volte scegliere è possibile. non sentirti ingabbiata in situazioni che potrebbero cambiare.
      ti abbraccio e in bocca al lupo

  4. Mamma Avvocato ha detto:

    Questo post mi sa di tranquillità. Quella dell’anima che non è immobile ma in creativo fermento, ma in modo sereno.
    Quella che mi manca molto e non è nelle mie corde, in questo periodo. Purtroppo.
    Continua così.

    • caia coconi ha detto:

      Neanche nelle mie, la serenità. Ma talvolta appare e me ne stupisco per prima.
      Ti auguro di trovare il modo di farla entrare in te,
      un abbraccio

  5. eli_miss ha detto:

    Bellissimo post caia, e grazie per averci donato così tanto di te in queste righe!
    E.


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