credo che questo post fosse tra le mie dita da tempo.
e proprio la sua materia è confermata dalla sua lunga permanenza in bozze.
guardo le mie dita ticchettare rapidamente, con urgenza. le mie estremità toccare e creare segni. parole e immagini che esprimono più di quanto vorrebbero. invischiate nei consueti ossimori e paradossi.
da quando sono madre
il mio corpo è stato abitato
modellato
respinto
violato
leso
suggellato
sublimato.
il mio corpo è stato posseduto
abbracciato
succhiato.
questo corpo morbido e scattante.
indurito e flessibile.
questo corpo stanco e pieno di linfa vitale.
un corpo che nutre e si difende.
un corpo che brama e concede.
un corpo come tanti.
un corpo di madre. come tante.
piano riprendo un riflesso nello specchio, l’indugio di una carezza.
è un istante, goccia nell’oceano del dare.
corpo di madre che crea, che dà. la vita e il tempo.
un corpo servile e orgoglioso.
un corpo al limite del compromesso.
limite, sentiero quotidiano di prove e dinieghi.
bivio tra natura e natura.
corpo di donna e corpo di madre.
dov’è finita la libertà?
— se mai libertà fu femmina —
libertà di abitare, modellare, respingere, violare, ledere, suggellare, sublimare.
dov’è la libertà?
bellissimo. hai ragione, sai. e hai avuto coraggio a dirlo. essere madri è bellissimo e durissimo. un abbraccio, ti leggo sempre